#globalrevolution #OccupyWallStreet moneta, banche e debiti

Stamane Repubblica titolava New York, centinaia di arresti tra i dimostranti anti-Wall Street e Michael Moore
raccontava “Io tra gli indignati di Liberty Plaza Vi imbrogliano, ora diciamo basta”.
Nel seminario Moneta, Banche e Debiti abbiamo cercato di capire le ragioni tecniche che stanno alla base di frasi tipo “Banks lenders are rapping the americans whith intrest “- “LOL Check this 30% intrest wellsfargo fin, but get low unnde 1% from Fed” che potete trovare su twitter sotto i tag #globalrevolution  #OccupyWallStreet come documenta questa immagine

Questo è il sito a cui stanno facendo riferimento gli americani arrestati e qui trovate altre info

e questo video vi ricorda il senso della manifestazione del 15/10/2011

Una questione di potere e di democrazia: idee per una alternativa

Con l’intervento di Romano Calvo, al seminario Moneta, Banche, Debiti, si è passati dalle fase di analisi della struttura del sistema alla formulazione di proposte per uscire da questa fase di crisi di questo modello di uso della moneta.

La via di uscita, proposta da Romano, perché l’Italia non diventi presto un clone della Grecia è sintetizzata da questa immagine

Se il colore verde, rosso e blu delle righe non vi dice niente potete leggere  la sua spiegazione o se preferite, guardate direttamente la registrazione dell’intervento

Moneta, Finanza, Economia e Potere: i fondamenti per un’analisi sistemica della crisi (2)

La seconda parte dell’intervento Moneta, Finanza, Economia e Potere: i fondamenti per un’analisi sistemica della crisi  tenuto da Alberto Conti al seminario Moneta, Banche Debiti.

Come è andata a finire

I vari sistemi monetari aurei o Gold Standard succedutisi nella storia, fino all’ultimo sul dollaro abrogato nel 1971, si fondavano su questo ambiguo principio della moneta-merce in forma di banconota, garantita solo parzialmente  da depositi in oro presso l’emittente. E’ in questo contesto che nasce il significato originale di “base monetaria”, definita come quella quota parte della moneta in circolazione realmente coperta da equivalenti riserve in oro custodite dall’emittente bancario, che poteva essere anche un privato cittadino concessionario di questo potere d’emissione, senza altra autorità derivante da cariche pubbliche di governo. Si osservi come in linea di principio la forma conferita a questa “base monetaria”, come quella di banconota cartacea oro-equivalente, è in realtà irrilevante ai fini della sua definizione, che è piuttosto di natura contabile per il banchiere. Il termine “base monetaria” identificava perciò quella parte di moneta circolante interamente convertibile in merce pregiata di pari valore, cioè la forma di denaro percepita come più “vera” e perciò accettata a vista da chiunque, la più “commerciabile” in un regime di moneta fiduciaria. Tutta la rimanente massa monetaria in circolazione, sia che fosse formalmente distinta oppure no, era di fatto emessa come sovrastruttura dinamica di questo solido pilastro detto base monetaria.

Un critico severo e controcorrente di tale sistema fu Ludwig von Mises, principale esponente della cosiddetta scuola austriaca, che nel 1912 definì il denaro proprio come “la merce più commerciabile”, come dire che il denaro in ogni sua forma è merce, senza eccezioni, e perciò la sovrastruttura di moneta debito-credito basata sulla sola fiducia è moneta falsa, che rende il sistema creditizio a riserva aurea frazionaria semplicemente fraudolento. In altri termini per Mises il denaro dev’essere prima guadagnato e se possibile in parte risparmiato, e solo poi si può impiegare il risparmio per finanziare l’azione umana creativa, generatrice di nuova ricchezza che alimenta così un’economia prospera e stabile in quanto autoregolata dalla ricchezza realmente presente nel sistema, a condizione che i mercati siano veramente liberi, soprattutto dagli effetti distorsivi di un’eccessiva ingerenza della inefficiente burocrazia Statale.

Ovviamente gli “austriaci” sono in aperta polemica coi keynesiani della spesa a deficit.

Dal 1971 per base monetaria s’intende invece la quota di moneta circolante emessa dalla Banca Centrale, in regime di monopolio conferito dallo Stato, principalmente in forma di banconote non più pagabili a vista dalla BC. Il criterio di fondo per definire la base monetaria M0 e gli aggregati successivi M1, M2, M3 di moneta in circolazione nel sistema degli utenti del denaro è diventato semplicemente il grado di liquidità, ovvero la facilità e la rapidità con le quali le diverse forma di moneta, aggiunte all’aggregato precedente, riescono a svolgere nei mercati reali il loro ruolo di mezzo di pagamento fiduciario, a cominciare dalle banconote anonime (integrate dalle monetine metalliche) percepite come le più commerciabili. In tal senso, all’altro estremo di questa scala della liquidità, anche i Titoli di Stato, che esprimono quasi tutto il debito pubblico, sono in parte considerati moneta in M3, proprio per la loro quota parte più liquida, quella a scadenza più breve, che normalmente è anche quella a minor fluttuazione di prezzo sui mercati dei bond.

Al tempo stesso però questi titoli sono anche strumenti finanziari, obbligazioni a rendimento garantite dallo Stato, che rappresenta ancora la massima forma di garanzia finanziaria disponibile, nonostante che gli incubi di default di alcuni Stati si facciano sempre più incombenti, come in effetti accadde all’Argentina.

Anticipiamo con una breve parentesi una domanda che qui sorge spontanea: e gli altri innumerevoli strumenti finanziari negoziabili in borsa (e OTC, Over The Counter, cioè negoziati al di fuori delle borse regolamentate) cosa sono? Nel gergo bancario non sono considerati moneta in circolazione, ma di fatto il gestore bancario ne rende possibile la convertibilità in moneta favorendo l’incontro in “tempo reale” tra domanda e offerta. La loro massa equivalente costituisce l’aggregato degli asset finanziari, necessariamente contabilizzati nelle banche, come ogni altra forma di moneta in circolazione. Anche le Banche Centrali ne acquistano giocoforza in cambio della base monetaria emessa, capitalizzandosi di pari importo. Tale aggregato è un multiplo a due cifre dell’intero PIL mondiale, a differenza di M3, il più grande aggregato monetario, che normalmente in ogni paese corrisponde invece ad una cifra simile al PIL. Se questo patrimonio finanziario venisse interamente monetizzato dal sistema bancario per riversarsi poi sui mercati fisici, si produrrebbero effetti iperinflattivi devastanti, dalle conseguenze paragonabili all’uso di una vera arma di distruzione di massa, oggi pendente come una spada di Damocle sulle nostre teste. Questi asset, più o meno potenzialmente tossici per la dose di rischio contenuta, sono il prodotto della finanza creativa, la cosiddetta industria del risparmio gestito, la branca più incontenibile e pericolosa per la stabilità del sistema bancario-assicurativo e monetario attuale, soprattutto se continua a prevalere una logica distorta del rischio bancario privato del tipo: “testa o croce”, se vinco io mi tengo il guadagno, se invece perdo paga lo Stato, perché sono troppo grande per fallire, provocherei il collasso sistemico. Chiusa parentesi, riprendiamo il discorso di fondo.

La grande novità storica del sistema vigente rispetto al precedente Gold Standard è che oggi questa moderna “base monetaria” nasce dal nulla, come denaro “fiat”, esattamente come tutto il resto della massa monetaria complessiva, costituita prevalentemente da denaro creditizio creato dalle banche commerciali in regime di riserva frazionaria obbligatoria ridotta ai minimi termini, dell’ordine del 2%.

La garanzia d’emissione di ogni forma di moneta si fonda quindi tutta sulla fiducia nell’emittente e più in generale nel sistema da parte degli utenti del denaro stesso, fiducia che si spera venga poi confermata dalla stabilità della moneta come mezzo di pagamento e riserva di valore. Perciò la definizione di von Mises non è più attuale, il denaro espresso dalla moneta ha definitivamente perso la sua connotazione originaria perfino nel suo zoccolo duro, la base monetaria emessa dalla BC, che non è più garantita da merce fisica incorruttibile e custodita almeno dal momento dell’emissione in poi. Oggi ad esempio basta la crisi di un mercato immobiliare locale e l’ipoteca sulla casa a garanzia di alcuni mutui insoluti si rivela del tutto insufficiente a “pagare” il credito precedentemente erogato, ceduto poi a terzi che infine lo reclamano. Questo genera sofferenza bancaria, bancarotta e sfiducia, esportabile opacamente ad es. all’interno di obbligazioni strutturate, la cui sopravvenuta tossicità può anche innescare una crisi sistemica globale.

Se è enorme la differenza qualitativa tra l’attuale “base monetaria” e quella definita nei precedenti Gold Standard, altrettanto rilevante è la sua contrazione storica quantitativa rispetto all’aggregato massimo della moneta circolante in tutte le possibili forme. Nei Gold Standard di più antica memoria la base monetaria a copertura aurea rappresentava una percentuale importante, spesso maggioritaria del circolante complessivo, ma al passare dei secoli questa percentuale si è progressivamente assottigliata, e dopo la caduta irreversibile dell’ultimo Gold Standard mondiale nel 1971, nel cambiare di significato si è ulteriormente ridotta, oggi a meno del 10% di M3, di pari passo alla contrazione della riserva frazionaria obbligatoria per il credito ridottasi come dicevamo fino ad un misero 2%, deciso a livello globale dai vertici bancari a Basilea. Il motivo di questa progressiva diluizione di lungo periodo a carattere esponenziale è presto detto. Al di là delle intenzioni dell’emittente, si tratta dell’esplosione dell’economia dei consumi di massa, resa possibile o forse inevitabile dall’uso di tecnologie di produzione di massa sempre più potenti ed efficienti. Ormai ogni momento della vita quotidiana individuale nei paesi economicamente avanzati è scandito dal consumo di merci acquistate tramite moneta, mentre l’autoproduzione di ciò che occorre per vivere quest’epoca del consumismo forzato è praticamente scomparsa. Neppure il bricolage risulta più conveniente in molti casi. La massa monetaria necessaria per monetizzare un’economia così articolata, complessa e ipersviluppata è talmente cresciuta che nessuna merce unica al mondo, tantomeno l’oro immagazzinato nei caveau delle banche, può più rappresentarne anche solo una quota minimamente significativa. L’oro è una merce come tutte le altre, e non ha senso alcuno elevarne a dismisura il valore specifico per inseguire il valore aggregato di tutte le altre merci scambiate sui mercati, a maggior ragione se poi l’incremento di massa monetaria emessa viene smodatamente gonfiato rispetto al necessario per l’economia reale, per finire risucchiato nel gorgo senza fondo del risparmio finanziario autoreferenziale. Per questo il 1971 è scolpito sulla pietra tombale del Gold Standard, anche se questa decisiva rivoluzione storica del principio su cui si fonda la moneta è passata sotto silenzio presso l’opinione pubblica.

Conseguenza logica di questa profonda metamorfosi evolutiva del denaro è la concentrazione dei poteri di politica monetaria nella Banca Centrale, che come una Nonna Papera coi suoi paperini, sempre più ipertrofici, agguerriti e instabili, costituisce un sistema bancario nazionale pervasivo, membro di una sottaciuta federazione mondiale di fatto, interconnessa in rete telematica alla velocità della luce e monopolista dell’intera gestione del denaro e dei suoi derivati. Federazione, o piovra, attualmente ancora capeggiata da Zio Paperon de Paperoni coi suoi dollari, per quanto impantanato in difficoltà crescenti nel mantenere questo ruolo autoproclamatosi a Bretton Woods nel 1944. La rivoluzione silenziosa del 1971, fine ufficiale del Gold Standard Exchange di Bretton Woods, non solo non ha interrotto le dinamiche monetarie inflattive dollarocentriche, ma le ha addirittura accelerate ed esasperate fino alle estreme conseguenze sotto gli occhi di tutti, compresa ahinoi la fallimentare parabola dell’euro, consumatasi nell’ultimo decennio, un vero primato d’instabilità a dispetto dell’ambiziosa definizione programmatica del patto costitutivo, il famoso “Patto di Stabilità” di Maastricht.

Ma cosa ha reso possibile questa accelerazione, consacrata anche politicamente dalla deregulation finanziaria degli anni ’80 targata Reagan e Thatcher? Proprio il venir meno del vincolo aureo come elemento limitativo naturale, come ponte riequilibratore tra l’economia fisica e l’economia di carta o finanza virtuale, come ultimo baluardo, anche solo simbolico o concettuale, alla tendenza espansiva della massa monetaria gestita dai banchieri, americani in primis che già da oltre un quarto di secolo prima del decreto Nixon del ‘71 stavano dollarizzando il mondo intero su un’ipotesi inverosimile di Gold Standard Exchange, oltre ad altri metodi imperiali geopolitici e di regolamentazione dei commerci internazionali.

In questo von Mises aveva visto giusto nello stigmatizzare la diabolica alleanza tra governanti e banchieri, oggi ulteriormente degenerata in totale sudditanza della politica alla finanza.

Il contratto di debito-credito tra due soggetti, che costruisce la moneta moderna, non ha, a differenza dell’oro, limitazioni fisiche intrinseche. Il debito delle popolazioni dipendenti dalla moneta può crescere quasi all’infinito, schiavizzandole preventivamente per le future generazioni, mentre il corrispondente credito accumulato a senso unico coi giochi finanziari più o meno sporchi da un’elite ormai dinastica, e dai privilegiati delle classi cuscinetto tra loro e il resto dell’umanità, la cosiddetta classe dirigente operativa in ogni ambito, conferisce a questi “signori” della moneta un potere assoluto, centralizzato al vertice della piramide sociale transnazionale. Un potere nascosto, che non ha bisogno di apparire in prima persona, di metterci la faccia per essere esercitato. Siamo in piena finanziocrazia per mezzo banche, o banchismo stegocratico, che va capito a fondo per poter essere superato senza morirne.

Non è solo un processo spontaneo, su questo si è incistata anche la truffa, che c’è ed è enorme e diffusa, ma occorre descriverla compiutamente per non cadere nella trappola dei falsi obiettivi. Uno di questi è nascosto nell’interpretazione non sempre equilibrata del signoraggio, che altro non è che il lucro derivante dall’emissione di moneta, un tempo anche aurea, oggi solo fiat. Proprio per l’importanza quantitativa del fenomeno preferisco affrontarlo in altra circostanza dedicata, con tutto il tempo necessario a chiarirne e discuterne i diversi aspetti tecnici, di principio e sostanziali, per non incorrere in ideologismi limitanti ai fini di una comprensione dei fenomeni aperta alle realtà che viviamo.

Ricapitolando, il core business del vecchio banchiere tradizionale, quello non ancora degenerato in moderno gestore di “Banca d’Affari”, è sempre stato quello di prestare soldi lucrandone gli interessi. Più credito riesce ad erogare il banchiere e più aumenta i propri utili. Ecco perché il superamento concettuale della moneta-merce, che pure era già stata abbondantemente diluita da moneta creditizia senza copertura alla fonte, si è tradotto nel trionfo della moneta fiduciaria unica, integralmente generata da varie tipologie di contratti di debito-credito poi negoziabili e riciclabili nei mercati finanziari, una scelta che però non rappresenta l’unica opzione praticabile.

La conservazione del vecchio concetto di “base monetaria” è chiaramente un falso ideologico, non l’unico, interpretato dalla Banca Centrale, diventata il centro di potere delle politiche monetarie: non solola BCè consacrata come monopolista legalizzato dell’emissione di “base monetaria” in misura insindacabile, ma vuol essere addirittura censore, arbitro e manipolatore dell’economia, manovrando la massa monetaria complessivamente circolante nel sistema anche tramite altri strumenti, altre leve di manovra quali il Tasso Ufficiale di Riferimento, la percentuale di riserva frazionaria, le regole bancarie, la funzione di prestatore di ultima istanza (altro falso ideologico), ecc. Il tutto però in un sistema ormai diviso in due parti separate, quella dell’economia fisica, con le sue leggi e i suoi limiti naturali, e quella della speculazione finanziaria, intenta a ingigantire smodatamente e autoreferenzialmente asset finanziari concentrati in poche mani, in grado di assorbire quantità spropositate di nuova moneta fiat, senza però che questa espansione, più virtuale che realistica, produca subito una corrispondente inflazione, o per meglio dire un corrispondente aumento generalizzato dei prezzi, stile Weimar, salvo parziali travasi di ricchezza monetaria in senso inverso, dall’economia di carta a quella reale, per motivi eccezionali, come un crollo di fiducia generalizzato. Questo doppio campo d’azione della moneta, uno reale localistico, l’altro virtuale globalizzato, invalida la stessa legge fondamentale dell’economia espressa dall’equazione PIL= Massa monetaria x Velocità di circolazione, sulla quale si basano anche le stesse politiche monetarie proclamate come anticicliche dalle BC, a dispetto dei risultati. Una legge che ha funzionato nello stimolare l’aumento del PIL in molte circostanze (Ford, Keynes), ma che è evidentemente riferita ad uno solo dei campi di gioco, quello reale, e soprattutto alle condizioni eco-ambientali precedenti alla saturazione del pianeta, i cui effetti cominciano a farsi sentire pesantemente. [Continua …]

Parte precedente – I presupposti storico-concettuali 

Moneta, Finanza, Economia e Potere: i fondamenti per un’analisi sistemica della crisi (1)

La prima parte dell’intervento Moneta, Finanza, Economia e Potere: i fondamenti per un’analisi sistemica della crisi  tenuto da Alberto Conti al seminario Moneta, Banche Debiti.

I presupposti storico-concettuali

L’economia di scambio di cui parliamo si fonda sulla nozione di proprietà privata di un bene. La proprietà di un bene è il diritto riconosciuto a Tizio al possesso illimitato nel tempo di quel bene, che si configura come una disponibilità esclusiva di Tizio, cioè negata a chiunque altro, che ne viene perciò privato. La proprietà è perciò intrinsecamente privata a tutti gli altri, per diritto giuridico anche ereditario. La disponibilità del bene comprende ovviamente la possibilità di alienazione della proprietà stessa a favore di Caio o Sempronio, solitamente in cambio di un vantaggio negoziabile di pari valore. Da qui nasce il baratto, un libero scambio di beni reciprocamente vantaggioso tra due soggetti. L’introduzione del denaro soddisfa l’esigenza di facilitare il baratto, per vivacizzare gli scambi commerciali e promuovere così sia il benessere individuale che un’organizzazione sociale più ordinata ed efficiente, almeno nelle intenzioni originali del pensiero liberale fondato sull’istituto della proprietà privata. La nozione di denaro è inizialmente quella di un’unica e particolare merce, ideale per tutti gli scambi commerciali grazie alle sue caratteristiche estreme, come:

  1. L’incorruttibilità per consentirne la permanenza e quindi l’accumulo a tempo indeterminato.
  2. L’apprezzamento diffuso e universale, una facile riconoscibilità e la rarità in natura, così che la domanda resta viva ed il valore stabile.
  3. Peso e volume ridotti rispetto al valore di scambio e agevole frazionabilità, per facilitarne il trasporto, la conservazione come riserva di valore, lo scambio misurato.

Nei secoli vennero universalmente riconosciute queste qualità d’eccellenza ad un metallo prezioso, l’oro, facilmente lavorabile per coniare dischetti standardizzati, effigiati su entrambe le facce a piacimento dell’emittente, le famose monete d’oro. Successivamente il termine moneta venne esteso ad ogni altra forma anche solo rappresentativa e convenzionale del concetto originale di denaro-merce. Questa a grandi linee era l’idea di fondo del commerciante, l’utente del denaro, contaminata però dall’ingerenza dei gestori professionali della moneta, in qualità di amministratori del diritto privato, i banchieri, o del diritto pubblico, i governanti, accomunati dalla tentazione d’inflazionare la moneta a scopo di lucro o di potere. Già all’epoca delle monete d’oro l’autorità pubblica talvolta iniziò a diluire il contenuto aureo della moneta coniata a parità di valore nominale imposto per legge, fondendo l’oro con percentuali di altri metalli meno pregiati. Una sufficiente ragion di Stato poteva essere ad esempio la necessità di monetizzare eccezionali spese militari per salvare il regno. L’accettazione coatta di questa moneta doveva comunque affrontare la prova del mercato, originando la distinzione tra moneta di Stato a corso legale e denaro di libero mercato, due oggetti che in condizioni normali avrebbero dovuto coincidere. Era nata l’inflazione monetaria, con conseguente aumento dei prezzi o riduzione del potere d’acquisto della moneta.

La prima trovata dell’attività bancaria fu invece la banconota cartacea. I commerci a distanza richiedevano significativi trasferimenti fisici di tesoretti in oro, con tutti i rischi connessi di furti e rapine lungo il percorso. Molto meglio depositare l’oro al sicuro presso il banchiere, in cambio di una ricevuta cartacea trasferibile a terzi, o nota di banco, che si rivelò talmente pratica da sostituire quasi sempre l’oro fisico nelle transazioni commerciali. Se poi il banchiere ampliava la propria attività aprendo filiali in paesi lontani, poteva anche garantire la convertibilità della banconota e l’esecuzione di disposizioni di pagamento a distanza, nuovi servizi molto apprezzati dagli utenti. Il banchiere quindi gestiva il denaro risparmiato dai clienti depositanti, ma si dedicava anche a scopo di lucro all’erogazione di credito ai clienti mutuatari. In tutti i casi contabilizzava opportunamente in dare/avere ogni movimento delle banconote: quelle prestate ai mutuatari, quelle rimborsate con gli interessi, quelle depositate da risparmiatori, quelle emesse a fronte di nuovi depositi d’oro in custodia e quelle distrutte in quanto pagate a vista al portatore. Nel ruolo di amministratore delle banconote però non fu da meno del governante che diluiva l’oro delle monete metalliche, inflazionando anch’egli la moneta cartacea emessa sulla base della propria esperienza contabile, che evidenziava la scarsa propensione della clientela ad esercitare il diritto di conversione della banconota in oro. La tentazione forte era quella di incrementare il proprio guadagno ottenuto come interesse percentuale sul credito in essere, che lo portò ad emettere molte più banconote dell’effettivo oro depositato in banca a garanzia. Questa frode normalmente non vanificava affatto la capacità del banchiere di pagare a vista l’intero importo in oro delle banconote che solo alcuni portatori decidevano di riscuotere in banca.
E’ così che con tale consuetudine accettata da tutti senza danni apparenti, prese forma e legittimazione l’ambiguo concetto di moneta bancaria fiduciaria, formata da un aggregato di banconote in circolazione solo parzialmente coperte da depositi in oro. La quota di denaro in banconote scoperte all’emissione era garantita solamente dalla previsione di rimborso con gli interessi del credito erogato. Si noti bene che il mutuatario alla scadenza del prestito poteva ripagare alla banca il proprio debito tramite versamento di banconote, oppure versando oro equivalente. In quest’ultimo caso le banconote inizialmente emesse a vuoto e rimaste in circolazione nei mercati, da questo momento dell’estinzione del debito acquistavano una più solida garanzia in oro, e aumentava così la capacità del banchiere di pagare a vista qualsiasi altra banconota al generico futuro portatore.[Continua…]

Banche ed emissione di moneta: dove sta l’inganno?

Il sommario dell’intervento di Giacomo Castellano al seminario suonava così:

  • Moneta
  • Sovranità Monetaria
  • Giochi di parole
  • Teoria quantitativa della moneta
  • Inflazione e svalutazione interna
  • Interesse
  • Debito pubblico e imposte
  • BitCoin LectroGiochi

Lasciando ai documenti allegati, l’approfondimento dei punti tecnici trattati, l’intervento ha preso spunto dalla necessità che ha il momento presente di usare una  neo-lingua come Orwell nel suo 1984. Molto interessante la disamina dei tre  slogan  :

  • La Guerra è Pace
  • L’ Ignoranza è Forza
  • La Libertà è Schiavitù.

a sottointendere l’idea che per uscire dal momento presente, occorre si comprenderlo tecnicamente, ma bisogna anche imparare a descriverlo con parole nostre e nuove.

Fine specifico della neolingua non è solo quello di fornire, a beneficio degli adepti del Socing, un mezzo espressivo che sostituisse la vecchia visione del mondo e le vecchie abitudini mentali, ma di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Una volta che la neolingua fosse stata radicata nella popolazione e la vecchia lingua (archelingua) completamente dimenticata, ogni pensiero eretico (cioè contrario ai princìpi del partito) sarebbe divenuto letteralmente impossibile, almeno per quanto attiene a quelle forme speculative che derivano dalle parole [… continua]

Ma se per uscire da 1984 dobbiamo avere strumenti, ecco quindi la rivisitazione di tutti i concetti di base della Teoria Quantitativa della Moneta: cos’è la Condizione di equilibrio tra l’Offerta di moneta e la Domanda di moneta e così via attraverso la Massa di Moneta Circolante, la Velocità Media di Circolazione della Moneta, il Livello Generale dei Prezzi e la relazione che questi hanno con la Massa dei Beni e Servizi Scambiati

Il testo dell’intervento su la Pillola Rossa

Decrescita e Moneta, Banche e Debiti

Nella stessa giornata del nostro incontro su Moneta, Banche e Debiti  il movimento della Decrescita Felice discuteva dello stesso argomento commentando un documento redatto da Maurizio Pallante dal titolo Debiti pubblici, crisi economica e decrescita felice. Ci hanno tutti invitati alla presa visione, alla discussione e a darne la massima la massima visibilità, anche organizzando specifici incontri pubblici dando la loro disponibilità a partecipare a tali incontri.


Per capire l’ordine di grandezza del debito pubblico americano, basta ricordare che quello italiano raggiungerà alla fine del 2011 i 2.000 miliardi di euro ed è pari alla somma dei debiti pubblici di Grecia,
Spagna, Portogallo e Islanda. Il debito pubblico della Grecia, su cui si è scatenata la speculazione finanziaria è di 340 miliardi di euro.
Per pagare gli interessi sul debito ogni anno l’Italia emette nuovi titoli per un valore di 75 miliardi di euro, pari al 10 per cento della spesa pubblica e al 5 per cento del pil, che nel 2010 è stato di circa 1.500 miliardi. Tuttavia l’ammontare del debito pubblico non è sufficiente a fornire il quadro della situazione finanziaria di un paese se non si prendono in considerazione anche i debiti delle famiglie e i debiti delle aziende. Sulla base di questo mix, in Irlanda il debito complessivo sale al 286 per cento del pil; in Portogallo al 250, nel Regno Unito al 245, in Spagna al 231 (pur essendo questo paese abbastanza in regola con il Patto di stabilità, poiché il rapporto tra debito pubblico e pil è del 63,4 per cento), in Olanda al 230, in Italia al 218, in Grecia al 194. A fronte di queste cifre, si può escludere la possibilità che gli Stati più indebitati decidano di uscire dalla spirale di contrarre nuovi debiti per pagare gli interessi sui debiti contratti, decidendo di fallire, trascinando al fallimento le banche che hanno sottoscritto i loro titoli e alla rovina i risparmiatori che hanno depositato il loro denaro nelle banche? Si può escludere che dopo un ennesimo venerdì nero delle borse, il lunedì seguente gli sportelli bancari rimangano chiusi? Non sarebbe meglio cercar di capire come si può provare a interrompere questa spirale distruttiva che consiste sostanzialmente in una forma di strozzinaggio da cui finirebbero per essere travolti gli stessi strozzini?

Le domande a cui occorre rispondere sono due. Perché gli Stati e le amministrazioni locali spendono sistematicamente cifre superiori ai loro introiti? Perché il sistema bancario induce le famiglie a spendere cifre superiori ai loro redditi con consigli interessati e specifiche linee di credito al consumo? La risposta è intuitiva: perché la crescita della produzione di merci ha raggiunto un livello tale che se non si spendesse più di quello che sarebbe consentito dai redditi effettivi, crescerebbero le quantità di merci invendute e si scatenerebbe una crisi di sovrapproduzione in grado di distruggere il sistema economico e produttivo fondato sulla crescita della produzione di merci. Il debito pubblico non è un problema di cui è stata sottovalutata la gravità. È il pilastro su cui si fonda la crescita nell’attuale fase storica. È indispensabile per continuare a far crescere la produzione di merci. È una scelta consapevolmente perseguita con una totale unità d’intenti dai governi di destra e di sinistra in tutti i paesi industrializzati [….continua ]

Bagnasco e Moneta, Banche e Debiti

Dopo che ne abbiamo parlato noi sabato al convegno sulla Moneta, Banche e Debiti , domenica trovo nel mio wall di facebook questo video

Lunedì arriva anche il cardinal Bagnasco alla Commissione Episcopale Italiana con queste parole

“Più volte e da varie parti la popolazione del Nord del mondo era stata avvertita e sensibilizzata sul fatto che l’Occidente viveva al di sopra delle proprie possibilità. Ed era ragionevole pensare che la crisi esplosa tra il 2008 e il 2009 avesse indotto non solo a tamponare le falle che si erano infine aperte, ma a introdurre elementi virtuosi per raddrizzare progressivamente il sistema dell’economia mondiale. Ma così non è stato. E quando infine si sperava di cominciare a vedere la luce, la crisi ha dato segnali di inequivocabile persistenza e per alcuni aspetti di pericolosa recrudescenza. La globalizzazione resta non governata, e sempre più tende ad agire dispoticamente prescindendo dalla politica. La finanza «è tornata a praticare con frenesia dei contratti di credito che spesso consentono una speculazione senza limiti. E fenomeni di speculazione dannosa si verificano anche con riferimento alle derrate alimentari, all’acqua, alla terra, finendo con impoverire ancor di più quelli che già vivono in situazione di grave precarietà» (Benedetto XVI, Discorso per il 50° dell’enciclica “Mater et magistra”, 16 maggio 2011). Nessuna nuova istituzione internazionale è stata nel frattempo messa in campo col potere di regolare appunto la funzionalità dei mercati allorché questi risultino anomali. Le agenzie che classificano l’affidabilità dei grandi soggetti economici hanno continuato a far valere la loro autarchica e misteriosa influenza, imponendo ulteriori carichi alle democrazie. Dal canto suo, l’Europa ha fatto fronte in ritardo e di malavoglia alle emergenze, incapace di esprimere una visione comunitaria inclusiva dei doveri propri della reciprocità e della solidarietà, soprattutto rivelando ancor di più lo squilibrio tra l’integrazione economica, di cui l’euro è espressione, e un’integrazione politica, ancora inadeguata, pesantemente burocratizzata e invasiva. D’altronde, l’Italia non si era mai trovata tanto chiaramente dinanzi alla verità della propria situazione. Il che significa, tra l’altro, correggere abitudini e stili di vita. Qualcosa di facile a dire, ma estremamente difficile ad applicare, anzitutto per sé. “

e oggi martedì chi ne parlerà? Dobbiamo farlo noi. Provate a guardare di questo discorso quali parti sono state messe in evidenza. Chiaramente solo quelle gossipar politico. E’ un caso che  deviano sempre l’attenzione dai reali problemi?

De la Burbuja Inmobiliaria a la Crisis

Il seminario Moneta, banche, debiti è stato molto interessante. C’era un buon numero di persone, la sala del convegno era piena. La reciproca scoperta di percorsi di analisi diversi porterà nuove  sinergie?

Il punto rimane la complessità degli argomenti trattati o meglio come questi possano essere comunicati in modo da sensibilizzare un sempre più alto numero di persone.

Trovare pratiche che permettano di sperimentare forme alternative di sussistenza, potrebbe essere un’idea che, se da un lato permetterebbe di attenuare  i problemi alle persone causati da questa crisi sistemica, dall’altro potrebbe essere una base per comunicare in modo semplice e virale.

Queste sono solo le prime impressioni. Il seminario è stato tutto registrato e quindi, appena il materiale sarà pronto, potrete vederne  il  contenuto da voi,  farvi le vostre idee e quindi trovare la vostra modalità di partecipazione.  Nel frattempo guardate questo a proposito della crisi in Spagna.

Moneta, banche, debiti

A Milano, in largo Corsia dei Servi 11, il 24 settembre alle ore 15 terremo un seminario di approfondimento sulle cause e le conseguenze della crisi finanziaria mondiale, sulle funzioni della moneta e delle banche e sulle possibili alternative a quanto ci viene imposto dalla Banca Centrale Europea.
Parleremo di debito pubblico, euro, banche, potere finanziario, globalizzazione, privatizzazione, signoraggio, moneta-contratto-sociale, cancellazione del debito, nuovo stato sociale, valorizzazione del lavoro, tutela del risparmio, democrazia, partecipazione.
Seminario sulla Moneta Settembre Milano

Alberto Conti – Moneta, Finanza, Economia e Potere: i fondamenti per un’analisi sistemica della crisi

Giacomo Castellano – Banche ed emissione di moneta: dove sta l’inganno?

Romano Calvo – Una questione di potere e di democrazia: idee per una alternativa

Stato dell’arte

Qui di seguito riportiamo una serie di estratti sullo “stato dell’arte”, aperti alla riflessione

…Questo Angelino Alfano pensa ai mercati rionali di Palermo. Ho visto diverse crisi e crac ormai, quello dell’Asia del ’97, della Russia del ’98, del Nasdaq del 2000-2001, delle borse tutte del 2002, dei mercati globali del 2008-2009 e quando le autorità sono ancora arroganti e supponenti e sfidano gli Dei dei Mercati invariabilmente questi le puniscono e le travolgono

E’ ovvio che questo sarà al massimo un rimbalzo del gatto morto. Non puoi comprare veramente in Italia fino a quando un pirla come Alfano sputa con arroganza sugli onnipotenti mercati finanziari. Gli squali da New York e Hong Kong oggi pomeriggio hanno osservato lui e “Cul-o Flaccido” e hanno deciso di fare una pausa. Per ricaricare.

I mercati hanno azzannato e non la molleranno l’Italia fino a quando non vedranno Draghi Mario Presidente del Consiglio. Devi aspettare a comprare fino a quando non comincino i rumors che… Draghi ha parlato con Napolitano ecc… (cobraf) Continua a leggere